Vallata - brevi cenni storici - L'Apostolo delle Calabrie Ven. P. Vito Michele Di Netta - CAPITOLO XXII. - Fama di prodigi - Processo di Beatificazione.

CAPITOLO XXII.

Fama di prodigi - Processo di Beatificazione.

SOMMARIO. — La voce dei miracoli — Intorno al cadavere —Chiarori in Tropea e l'apparizione in S. Cristina — Le due mute che parlano — Somigliante prodigio innanzi la spoglia di S. Alfonso — Altri prodigi — Fuori Tropea — Bastone taumaturgo — S'invoca dapertutto il Processo di Beatificazione —Provvedimento opportuno — Un giro per le Calabrie — Relazione ai Superiori — Il Processo cominciato in Tropea e Nocera dei Pagani — Il titolo di Venerabile — Processi apostolici —Nuovi prodigi — Tutto per tutti.


    Non è soltanto il ricordo delle virtù, quello che fa vivere sempre un uomo santo nella memoria dei popoli, ma è altresì il fascino dei prodigi di che esso si circonda, e la voce dei miracoli, che si ottengono mediante la invocazione di lui. Dinanzi al prodigio l'uomo si arresta sempre stupefatto, c' intuisce il dito di Dio, e si inchina umile, ma contento al suo benefattore. E perchè esso non può, nè sa vivere senza il soccorso dell'alto, continua ad andare al suo benefattore , lo invoca sempre, ne parla a tutti... e come i prodigi non cessano, così la memoria del Santo si perdura, e si allarga sempre meglio.
    Non si potrebbe spiegare altrimenti la continuazione mai interrotta della fama del Venerabile P. Di Netta, e se essa si perdura viva in mezzo a noi, dopo 64 anni, è per il fatto che si è continuata pure ininterrotta la storia dei prodigi, cominciati ad avverarsi intorno al suo cadavere stesso. D'allora toccò l'entusiasmo l'amore dei Calabresi al Di Netta nostro, entusiasmo che non scemò punto, come vedremo, narrando l' uno o l' altro di tali prodigi, e scegliendoli tra i meglio provati.
    Primíeramente subito dopo la morte il suo corpo si mantenne pieghevole, flessibile e fresco per tre giorni che stette fuori tomba.
    Poi nell' atto che spirò in Tropea, oltre lo splendore misterioso che penetrò fino nella stanza ov' era la signorina Basile con le alunne, di che si è accennato di sopra, apparve in S. Cristina d'Aspromonte, distante da Tropea circa 6o chilometri, tutto raggiante di luce, alla moribonda Signora Concetta Grillo, vedova di D. Giovanni Longo - Mazzapica, per recarle l'annunzio di sua dipartita, ed insieme la sanità. Ecco come ne parla il Canonico Pupa, in quell'epoca Segretario del Vescovo di Oppido Mamertina:
    « Era moribonda la Signora... vittima di gravissima malattia, ed era già col Sacerdote assistente a fianco. Ad un tratto vede il Servo di Dio, raggiante di gloria, il quale le dice: Vedi? ora io me ne vado in Paradiso , e tu alzati, ché stai bene. L'inferma si riscosse, narrò l'apparizione, ed istantaneamente si sentì sana. Fattesi poi le debite ricerche e constatazioni del giorno e dell'ora, in cui moriva il Servo di Dio in Tropea, trovossi che in quel momento proprio la Signora asseriva della di lui comparizione, e ne sperimentava la sanità ».
    Un altro bel prodigio si narra mentre la venerata salma era ancora in Chiesa. Ci viene attestato dal P. Primicerio, con le parole stesse del sig. Cavaliere Tranfo di Tropea, genitore di due piccole figlie sordo-mute, a favore delle quali avvenne il prodigio. La madre ne era desolata , e non sapeva rassegnarsi ad avere due bambine senza parola, perciò un giorno le presentò al Servo di Dio, ancora vivente. Il Padre commosso le disse : « che fosse tornata il dì seguente con le figliuole perchè avrebbe ad esse applicata la reliquia di S. Alfonso, ma che fosse andata sola , senza compagnia di altre ». La Signora madre puntualmente ritornò il giorno appresso, e senza pensare alle parole del Servo di Dio , gli si presentò accompagnata da signore amiche. Il Servo di Dio le disse freddamente: Non ho che farti, e la licenziò... Avvenuta intanto la morte, e mentre il cadavere del Servo di Dio era sul cataletto in Chiesa, ella prendendo le sue figlie le avvicinò al contatto di esso, esclamando: Padre Di Netta, quella grazia che mi negaste in vita dovete farmela in morte. Le bambine ad un tratto con meraviglia alzano la voce, e parlando dicono : Il P. Di Netta è santo...
    È bello il fatto , ed il più meraviglioso è che una cosa di simile accadde intorno alla spoglia di S. Alfonso, mentre era pure esposta in Chiesa. Un bambino di due anni, infermo, e che ancora non parlava, al semplice contatto col sacro corpo di Alfonso gridò: Alfonso in Cielo, Alfonso in Cielo. E difatti a capo di anni, la Chiesa con sua dichiarazione solenne disse: « essere Alfonso Santo in Cielo »... Potremmo pensare che Iddio permettesse un simile grido intorno alla spoglia del Di Netta, per darci quasi un presagio, che come il Di Netta fu simigliante al Padre nella vita, così gli somiglierà nella gloria di Santo? Speriamolo... Le predette bambine morirono arabe a capo di poco tempo. Degnate di tanta grazia , erano più atte pel cielo che per la terra.
    Intanto a questi primi prodigi ne seguirono altri non pochi. La Signora D. Orsola Toraldo-Di Tocco, madre di un fanciullo di pochi mesi, a nome Giuseppe, una notte dopo averlo allattato, stordita dal sonno, in cambio di adagiarlo nella culla, lo deponeva dall' altro lato del letto. Con tutta sicurezza lasciandolo, ella sente tosto il tonfo del bambino che batteva per terra. In un attimo solo capì tutto quanto era avvenuto, e grida desolata: Padre Di Netta mio, fammi un miracolo, non voglio il figlio mio morto così. E balzando giù dal letto, e chinandosi ansiosa sul fanciullo, lo trova che continuava a terra placidissimamente il suo sonno, senza essersi fatto male di sorta.
    Nel colera del 1854 anche Tropea fu visitata dal morbo e ne restò attaccato il Rev.do D. Rosario Barone, che era stato amico tanto e discepolo del Servo di Dio. La vigilia del Natale era agli estremi e con tutti i sintomi della morte: stato algido, annerimento, granchi, ecc. Perduta ogni speranza, la sorella Alfonsina, che conservava un berrettino da notte del Servo di Dio, lo pose sul fratello, invocandone con fiducia l' aiuto. Subitamente apparve la crisi... tornò il calorico, cominciò .a sudare, e fu salvo.
    Anche il Sig. D. Francesco Di Tocco che fu intimo del Venerabile nostro in vita, ne esperimentò anche dopo morte i favori. Soffriva di asina , e quando poneva il berrettino di lui sul proprio petto, tosto l'asma si calmava... In tal modo crebbe di giorno in giorno nella famiglia tutta la divozione e il culto verso il Servo di Dio.
    Ma non solo in Tropea, anche fuori era esperimentato il patrocinio di lui. In Fiumefreddo, ad esempio, nel giugno 1869, Luisa Pasqualetti fu di tratto assalita da fieri dolori alla spalla sinistra e al petto. La figlia di lei, invece di chiamare il medico, ricordò avere una lettera del Servo di Dio. La prese, e ponendola sul luogo del dolore, questo immediatamente cessò. Da quel giorno quella lettera fu conservata come reliquia, e solo ne furono staccati dei pezzetti per darne ad altri, che li ri chiedevano in simili casi, riportandone simigliantì favori.
    In Terranova Sappominulio si conserva un bastone, di cui crasi là servito il Servo di Dio, ed in breve tempo divenne bastone taumaturgico, e come il segno del pronto soccorso. Specialmente veniva portato in giro alle donne sofferenti nel parto, e tosto rimaneva scongiurato ogni temuto pericolo al contatto suo misterioso.
    Lo stesso accadeva, ed accade tutt'ora, in svariati luoghi della Calabria, ove si conservano oggetti o reliquie del Servo di Dio.
    E a tal proposito potrebbesi qui dire come in sintesi, che se sono parecchi e parecchi i paesi di colà ove si conserva una tradizione intorno al P. Di Netta, tale tradizione può dividersi in tre capi. Nel primo si narrano atti di virtù ed opere di zelo del Servo di Dio mentre era ancora in vita: nel secondo si parla di suoi doni straordinari, profezie, intuizioni, estasi, e grazie compartite pure in vita: nel terzo si ricordano fatti miracolosi svariatissimi dopo la morte.
    Ed è per questo che colà da anni ed anni si è invocato sempre il cominciamento e l'apertura dei Processi canonici per introdurre, secondo il rito della Chiesa, la Causa di Beatificazione del Servo di Dio. Anzi in molti era grande la meraviglia perchè si ritardasse tanto, e non vi era occasione in cui non se ne domandasse la ragione, e insieme non se ne rinnovassero le istanze.
    Le medesime istanze venivano ripetutamente fatte, in modo particolare in questi ultimi anni, al Rev.mo Padre Generale, D. Mattia Rausi e dai nos i Padri vecchi specialmente che avevano conosciuto il Servo di Dio, quali i Padri Andreoli, Saggese, Pisani, Pavone, Primicerio ed altri: da questi non si finiva di pregare e supplicare sempre.
    Il sullodato Rev.mo Padre perciò, dietro il parere favorevole del Postulatone Generale, P. Benedetti, non fu alieno di contentare simili aspirazioni , e incaricava me, ai principi del di portarmi in Calabria, ed ivi raccogliere le opportune notizie, e fare quanto altro si occorreva per l'iniziazione di siffatti Processi canonici.
    Descrivere le accoglienze ricevute per tale ragione, le mille dimostrazioni di stima, e le tante affettuosità, non è possibile...
    Mi recai in Tropea, ed in alcuni villaggi circostanti, mi recai pure in Mileto, Oppido Mamertina , S. Cristina di Aspromonte, S. Costantino, ed altrove; interrogai oltre 30 testimoni de visu, e ne scrissi le singole narrazioni; spedii pure una circolare a stampa a tutti quei Parroci per sapere di lettere del Servo di Dio e di reliquie, o per averne informazioni... e fu tanta la messe che raccolsi da doverne dare partecipazione al Rev.mo P. Generale in questi termini che qui trascrivo :
    « ... Dal mio soggiorno in Calabria , onde raccogliere tutte le possibili notizie intorno alla vita santità del P. Di Netta, ho potuto convincermi che il Servo di Dio ivi gode una fama colossale e vasta. Tutti ne parlan del ceto nobile e plebeo, Sacerdoti, divote signore, ecc. e lo ritengono tutti per santo davvero. Ciò specialmente nelle Diocesi inferiori delle Calabrie, Nicotera, Tropea, Oppido, Mileto, Squiliace, Gerace, Reggio... Diocesi che furono quasi in tutta la loro estensione evangelizzate dal Servo di Dio.
    « Dopo quarantasette anni che il P. Di Netta è morto, lo si ritiene colà come se fosse ancora vivente in mezzo a loro, e sebbene non tutti ricordino fatti speciali sulle virtù di lui, pure son concordi nel reputarlo santo, e uomo di gran merito appo Dio.
    « Alla notizia che se ne vuole aprire il Processo di Beatificazione, si è suscitato un vero entusiasmo in quei popoli da non credersi , anzi la maggior parte era dolente per aver fatto passare tanti anni senza pensarvi ecc... ».
    In vista di tutto questo il Rev.mo P. Generale fu annuente, e se ne aprì il Processo, così detto informativo, in Tropea il 5 dicembre 1896. Un altro ne fu aperto in Nocera dei Pagani subito dopo, il 12 marzo dell' anno seguente; e questo stesso Sacro Tribunale si recò pure in Vallata, luogo di nascita del Servo di Dio, a raccogliere le deposizioni di parecchi testimoni di là. Lavorandosi contemporaneamente e con alacrità, si ebbe la consolazione di terminarli in meno di due anni, e furon depositati nella Secreteria della Congregazione dei Riti.
    Il 22 giugno 1910 Sua Santità Pio X segnò la Commissione dell'introduzione di questa Causa, e d'allora il Servo di Dio gode il titolo di Venerabile, e mentre scrivo, si lavora già da un pezzo per la costruzione dei Processi Apostolici.
    Intanto il Cielo parve sorridere, e volle quasi approvare solennemente quanto si faceva per la glorificazione del Servo di Dio. Infatti col cominciare dei Processi si moltiplicarono i prodigi, e questi continuano tuttavia, e meravigliosamente si ripetono di giorno in giorno.
    Ed anche di alcuni di questi daremo qui breve relazione, prima di chiudere il presente capitolo.

    La Signora Orsolina Potenzoni, maritata Gabriella, di Tropea, da anni parecchi soffriva di grave male cardiaco. Tutti i mezzi dell'arte si erano successivamente usati, ma sempre invano. Nell' aprile quindi del 1896 giunse a tale stato di gravezza, che dai medici venne licenziata. Erano tre i Dottori che la curavano, e tutti e tre furono concordi nell'affermare ripetutamente che non eravi più a sperare. Le si apprestarono perciò gli ultimi Sacramenti, e se ne aspettava la morte da momento a momento. Era col Sacerdote a fianco, quando si pensò invocare la potente intercessione del Servo di Dio. Le fu portato quindi un berrettino di lui, e la si consigliò ad invocarlo con fede. La moribonda lo prese, e se lo collocò sul cuore. Ciò fu a sera avanzata... Ed ecco ogni pericolo di catastrofe svanire immediatamente: Il respiro farsi più libero, il battito più naturale, mentre insieme vien presa dal sonno... Il Sacerdote assistente si ritirò, e alla mattina i medici, visitandola, trovarono che non vi era più a temere, Difatti, dopo qualche giorno l'inferma, già ristabilita, ringraziava con tutti il Servo di Dio per la perfetta guarigione ottenuta.
    Nello stesso aprile la Signora Serafina Del Duce, pure di Tropea, tormentata da febbre alta con fieri dolori di testa, temeva che fosse vittima di infezione tifosa. Chiese in tal caso alla Signora D. Isabella Di Tocco un pezzettino della disciplina del Servo di Dio. Lo ingoiò con fede, recitando fervorosamente tre Pater, Ave e Gloria. Tosto le svanirono i dolori, passò la febbre, e nel medesimo giorno anzi potè ripigliare i suoi lavori domestici.
    Mentre ciò avveniva in Tropea, e quasi contemporaneamente, in Mileto il fanciullo Paolo Sorrentino ebbe una sassata da un compagno, dalla quale riportò frattura non lieve alla testa. Questa se gli gonfiò tostamente fino al collo con lividura, ed il medico fece prognosi riservata. I parenti del fanciullo in tal caso e la madre del percussore erano costernati per le conseguenze, ed insieme invocarono la protezione del Servo di Dio. Il fanciullo ferito aveva per zia la Signorina Alfonsina Basile devotissima del P. Di Netta, e già penitente di lui, e questa così lo pregò: « Oh! P. Di Netta, ora voglio vedere se sei veramente santo , non ci abbandonare in questa disgrazia, aiutaci ». L'aiuto fu pronto : dopo due giorni soli la ferita contro ogni aspettativa era sanata, ed il fanciullo stava bene e vispo.
    Il Parroco Curato di Scroforio, D. Carmelo Formica , da più tempo era travagliato dalla fastidiosa malattia di uricemia con trattenimento. Nel giugno 1896, alla notizia che ebbe di volersi iniziare il Processo di Beatificazione del Servo di Dio, tosto, negli spasimi in cui era, si prostra per invocarne con confidenza l'aiuto... Per lo innanzi ogni altro rimedio non gli avea portato sollievo alcuno, mentre dopo l' invocazione del Servo di Dio, se, gli aprirono naturalmente le vie urinarie, e malgrado la tarda età di oltre i 75 anni, non ebbe più a soffrire di simile male.
    Attestano pure di avere esperimentato il patrocinio del Servo di Dio, ottenendone grazia di guarigione insperata il Dottor Vincenzo Pietropaolo di Parghelia a favore di una sua nipotina — la Contessa Scrugli-Greco, e la Signora Anna Ceniti-Fazzari di Tropea — il Sig. Matteo Piccolo a favore della sorella, e D. Teresa Bagnati, pure di Tropea — D. Giuseppe Mazzarone di Fiume-freddo — la Signora Antonietta Longo-Mazzapica di S. Cristina d'Aspromonte — il Signor Francesco Branca e la Signora Maria Luigia Scafariello di Vallata, ecc. ecc...
    Altre grazie pure si narrano ed altri prodigi bellissimi, ottenutisi in questi ultimi mesi, mentre si lavora intorno ai Processi Apostolici , ma io non mi ci fermo di vantaggio , bastando quanto si è scritto per eccitare la fiducia dei bisognosi a ricorrere al paterno aiuto del Servo di Dio, che come in terra, così in cielo, pare che viva tutto per tutti.

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