Vallata - brevi cenni storici - L'Apostolo delle Calabrie Ven. P. Vito Michele Di Netta - CAPITOLO XXIII. - Tropea.

CAPITOLO XXIII.

Tropea.

SOMMARIO. — Il P. Di Netta e Tropea — Posizione incantevole—I due scogli di prospetto — Antichità di Tropea — Recenti scoperte — Popolo cristiano — La Madonna di Romania — Entusiasmo dei Tropeani per Essa — La martire S. Domenica —Un terzo Patrono — Il Collegio dei Liguorini — Un po' di storia — Arrivo dei Liguorini in Tropea — Due aspirazioni — Così sia.


    Non posso chiudere questo libro di accenni intorno alla vita del nostro Venerabile P. Di Netta, senza consacrare un intiero Capitolo a Tropea, città fortunata, ove egli risiedè per tanti anni, ove lavorò con tanto impegno, spargendo i suoi sudori e consacrando tutte le energie del suo spirito, e dove volle lasciare il sacro deposito di sue spoglie mortali... Tanto spesso vi è stata occasione di parlarne in tutto il corso di questa istoria, e perchè Tropea lega oramai indissolubilmente il suo. nome a quello del Venerabile nostro, è giusto che i lettori sappiano qualche cosa di più particolare intorno a questa città Calabra, in Provincia di Catanzaro.
    Per la sua posizione topografica Tropea è un incanto: sita in sulla riva del mar Tirreno al di là del Golfo di S. Eufemia, si specchia nelle acque limpidissime che la bagnano ai piè, sopra le quali l'occhio si spazia, al nord fino alla punta estrema del Golfo di S. Eufemia , ed a ponente fino alle Lipari e allo Stromboli, di cui si vede nettamente la cima, spesso fumosa.
    È collocata la città nel centro di una piccola insenatura di mare, ma la postura è singolarmente bella. Perchè con pochissimo di sè si attiene alla terra, e si protende poi quasi tutta nel mare sopra di una roccia, che si eleva di circa cinquanta metri sulle acque. La guardano alle spalle colli amenissimi, che le si distendono intorno a forma di corona, e come due braccia, che si aprono per accoglierla mollemente. Di fronte le stanno due grandi scogli, quasi piccole isolette, che dal mare la prospettano da nord e da ovest, e contro i quali si rompono gli spumosi flutti nei giorni di tempesta.
    Lo scoglio a destra è tutto rivestito di erbe e di fiori e di alberi: lo scoglio a sinistra si porta superbo e lieto sulla piccola cresta il sorridente Santuario di S. Maria dell'Isola.
    Fino ad anni fa quest' ultimo era tutto circondato dal mare, oggi non più, chè per innalzamento di suolo a causa delle arene ammucchiatevi dalle tempeste, il mare si è disseccato, bagnandone al presente solo la parte che guarda oriente e settentrione. Scoglio e Santuario formano un insieme così bello e pittoresco, che non capita in Tropea pittore o fotografo che non abbia vaghezza di ritrarvelo.
    Tropea è città antichissima, e le sue origini si perdono fra le ombre del mito. Pare però oramai ammesso da tutti gli storici che un tempio dedicato al Dio Marte, quale trofeo di vittoria pagana, abbia dato origine alla città. Tuttavia fa uopo affermare che nè i geografi, nè gli storici più antichi fecero mai il nome del fondatore di essa.
    Il primo monumento , che ne attesti l' antichità e la fondazione e ne faccia il nome, fu scoverto or son pochi anni sotto la diroccata torre detta Lunga, dove furono rinvenute parecchie lapidi con epitaffi. Questi documenti nella loro preziosa semplicità costituiscono la prova più antica ed autentica di una storia vetusta assai, religiosa e civile insieme, della città Tropeana.
    Rimontano all'Era evangelica, ed in una lapide fra esse è nominata Tropea, per un ricordo funebre che accenna ad una Massa I ) Tropeiana, tenuta in conduzione da una certa Irene.
    Oltre all'antichità, Tropea va pure altera per essere stata culla di eletti ingegni, profondamente dotti in ogni ramo dello scibile. Basta ricordare il Galluppi, vero genio della filosofia, ed il cui ricordo è una gloria vera per Tropea, perchè egli tra i voli della sua mente seppe conservare sempre la sua fede religiosa, accoppiandola inoltre al più grande sentimento di pietà... Tropea ha pure casati illustri e aristocratici, che vantano titoli di vetusta nobiltà, e che incastonano nei loro stemmi blasoni di assai distinte genealogie.
    Quel che più monta però, e fa al mio uopo, si è il ricordare che Tropea ha popolo eminentemente cristiano , in grazia di un amore entusiasta alla Vergine Madre.
    Tropea, infatti, può chiamarsi la città di Maria, ed esplica la sua divozione tragrande alla Regina dei Cieli nel culto, varie volte secolare, all' immagine taumaturga della Vergine di Romania.
    La tradizione narra che quella immagine venne miracolosamente in Tropea al tempo degli Iconoclasti, fu accolta entusiasticamente dall'intera cittadinanza, riversatasi al mare per riceverla, e fu proclamata Regina e Patrona di Tropea. D' allora come Tropea si mostrò sempre la città di Maria per eccellenza, così Maria fu sempre la Madre vera e la Proteggitrice potente di Tropea. Specialmente innanzi al flagello terribile e frequente del terremoto la difesa di Maria fu sensibile: Tropea potè riportare talvolta qualche lieve danno, ma non fu mai città distrutta, e gli abitanti suoi rimasero sempre incolumi.
    Ciò essi lo ritengono quale promessa speciale di Maria, fatta loro in epoca remota.
    Nel 1877, il Vescovo locale, Mons. Luigi Vaccari, con decreto del Capitolo Vaticano, coronava con corona d' oro P immagine benedetta , ed in quella avventurata ricorrenza i Tropeani offrirono .alla loro Madonna , oltre alla corona aurea , un magnifico trono di argento del valore di Lire ventiduemila.
    È tenera poi oltremodo la funzione, chiamata sabatina. In tutti i sabati dell'anno, nelle ore vespertine, al suono delle campane si uniscono ai piedi del trono di Maria il Capitolo e il popolo, e con le altre preghiere, essi rivolgono alla loro Madonna il soave cantico della Salve Regina, in un tono popolare, ma così commovente e flebile da parere proprio il gemito di figli lontani dalla madre!... Io che l'ho inteso varie volte , ne rimanevo intenerito, e provavo momenti di Paradiso!...
    Tropea presente, Tropea moderna in particolare, dovrebbe por mente a tutto questo, e — andando coraggiosamente a ritroso di quella fatale corrente di oggi che tutto travolge e trascina, fede e costumi — rimanersi sempre attaccata all'amore ed alla divozione verso la sua Madre di Romania. Con l'amore a Maria le resterebbe intatta l'avita fede a Gesù...
    Ad un'altra gloria bisogna pure accennare, cosa tutta propria di Tropea, e della quale Tropea va santamente superba. Essa dette i natali ad una eroina del cristianesimo, alla piccola Santa Domenica, Vergine e Martire del III secolo, e che ora è costituita Patrona della città, e pure della Diocesi.
    Il sacro di lei Corpo in epoca remota venne segretamente trasferito in Sicilia da un tale Fr. Antonio da Vizzini. Ma in questi ultimi tempi dal pio e dotto Mons. Taccone Gallucci, già Vescovo di Tropea, si fecero pratiche alla Sacra Congregazione dei Riti per riottenerlo, e nel luglio del 1893 Tropea fu lieta di ricuperare, parte almeno, delle venerate spoglie della sua Santa. II ).
    Alla Madonna della Romania , alla Verginella S. Domenica, si aggiunge ora, come a completare una ternaria corona , il nostro Venerabile Vito Michele Di Netta. Egli sarà un terzo Patrono per Tropea, e Tropea come godè dei benefizi di Lui in vita , così li godrà in prosieguo: benefizi che dureranno, facciamo voti, quanto i secoli lontani...
    Le spoglie del Di Netta, come si disse nel Capitolo precedente, sono tumulate nella Chiesa, intitolata al Gesù, dei Padri Liguorini.
    Diciamo perciò qualche parola di particolare pure di questa Chiesa.
    Dopo la Cattedrale, la più artistica Chiesa in Tropea è dessa, sorta per opera dei Padri Gesuiti nei primi tempi della loro istituzione, nel secolo XVII, sull'aia della vecchia Chiesa di S. Nicola della Cattolica, già antica sede del Vescovo fino al 1495, epoca in cui ai 20 di novembre fu inaugurato il Duomo attuale.
    Il sito dove sorge la Chiesa con l'annesso Collegio è uno dei più incantevoli di Tropea, per il doppio panorama di che gode. L'intero fabbricato è posto sull' angolo estremo di quella roccia su cui, come sopra accennammo, si stende Tropea tutta, e scopre così il sole nascente da un lato e viene battuto dall'altro dalle fresche aure del nord. Da quell'angolo amenissimo si gode tutto il mare che bagna e circonda Tropea, e che è veramente un incanto...
    I Gesuiti arrivarono ivi nel 1605, guidati dal celebre P. Acquaviva, che fu il quinto Generale dell'Ordine, e che dispose far costruire la Chiesa a croce greca, sul disegno di quella loro di Napoli, detta pure del Gesù.
    Sul maestoso Altare Maggiore — tutto poi messo a nuovo e a stucco lucido dal Venerabile nostro — si venera un bellissimo quadro rappresentante la solenne scena della Circoncisione di N. S. G. C., opera egregia del noto pittore Paolo de Matteis. Molte altre pitture adornano il bellissimo tempio, oltre quelle degli Altari; ma merita speciale menzione la grandiosa tela posta sulla porta grande, di fronte all'Altare Maggiore, opera originale e di polso del Grimaldi, pittore Tropeano, e che rappresenta il Santo Presepio arricchito da varie bellissime scene.
    I Padri Gesuiti lasciarono Tropea nel 1768, vittime di quella bufera rivoluzionaria suscitatasi ,contro la Compagnia, e che ebbe il suo finale svolgimento col Breve di soppressione del 21 luglio 1773... Così il sacro edificio rimase chiuso e deserto per anni parecchi...
    Finche nel 1789 il Re Ferdinando IV di Borbone volle l' impianto di quattro Case in Calabria di Missionari Liguorini. E per una di queste fu scelta la città di Tropea.


    Dapprima venne loro assegnato l'ex Convento dei Frati Minori, fuori le mura, detto della Santissima Annunziata, ma furono tostamente trasferiti nell'interno della città nel nominato Collegio dei Gesuiti.
    Il 18 maggio 1790 arrivarono in Tropea quattro Missionari Liguorini, cioè i Padri D. Fabio Bonopane, D. Giuseppe Pappacena, D. Giuseppe De Paola, e D. Antonio Mascia in qualità di Rettore.
    Da quell'epoca per lustri parecchi i degni figli di S. Alfonso lavorarono sempre indefessamente a beneficio di Tropea, fino a che non esularono, vittime anch'essi della nefasta rivoluzione del 1860.
    Non è a dirsi però con quale premura e riconoscenza seppe rispondere sempre Tropea alle cure che i nuovi Missionari ebbero per essa; che anzi la sua riconoscenza si mutò in prosieguo in vera simpatia, e raggiunse l'entusiasmo nel periodo della lunga dimora colà del Venerabile P. Di Netta. E dal momento che i Padri furon costretti a partire di là , quella cittadinanza non ha nutrito se non due aspirazioni sempre: la glorificazione del P. Di Netta, e il ritorno fra le sue mura dei Liguorini.
    Il Rev.mo Decano D. Giuseppe Barone, che nel 1896 quando si iniziò colà il processo informativo del Servo di Dio , era pure Vicario Generale di Tropea, facendosi interprete delle aspirazioni dei suoi concittadini, chiuse un suo scritto sul Di Netta, formulando il duplice voto con queste parole :
    « Oggi il Rev.mo P. Generale, D. Mattia Raus ,che regge i destini di tutta la Congregazione, uomo dotto e pio , si ha avuta la felice idea di mandare qui il P. D. Antonio Di Coste per raccogliere le notizie per la vita e per la causa di Beatificazione — già da lungo aspettata — del nostro Servo di Dio: sappia che tutta Tropea ne ha fatto festa, e lo benedice perchè ha accontentato i suoi desiderii, e perchè le ha fatto rivedere la tanta venerata ed amata veste di S. Alfonso: sappia altresì che, auspice il Padre Di Netta, essa spera con certa fiducia dal P. Generale la riapertura di questa secolare Casa. Il P. Di Netta che già, appena iniziato il suo informativo Processo, si è manifestato con grazie e prodigi... seguiti a proteggere la sua Tropea con inspirare tanto Superiore Generale alla riapertura della Casa. Con questo voto, che è pure il voto universale, chiudo questa mia relazione sul Servo di Dio, ecc. ».
    Così il sullodato Decano Barone.
    E con le stesse parole amo io finire questo mio libro, aggiungendo ancora un mio augurio: ed è che un tal voto si realizzi presto !... e sienc soddisfatte pienamente le sante aspirazioni de. Tropeani e Calabresi tutti!...
    Il carissimo Venerabile nostro, P. D. Vito Michele Di Netta , l' accolga un tale augurio dal Cielo, e mercè la sua potente intercessione faccia che così sia.

_________________________________________________
I ) Le antiche Massae erano tenimenti rustici o della Chiesa o del Papa.
II ) Secondo il Baronio, la morte della piccola Martire avvenne nel 6 di luglio del 303, mentre Domenica non contava che anni 16 di età, e i suoi tempi furono appellati fiumi di miracoli, tante erano le grazie che per la di Lei invocazione si ottenevano dai fedeli.

__________________________________________

Pagina Precedente Indice Pagina Successiva
Home